Virginia Woolf invocava la possibilità di avere 'Una stanza tutta per sé' nell'omonimo saggio del 1929: una stanza che permettesse anche a una donna di esprimersi liberamente.In un tempo in cui l'identità femminile e il corpo della donna vengono ancora soffocati e bistrattati da una subdola strumentalizzazione mediatica,noi sentiamo il profondo bisogno di opporci, spogliarci dei rigidi pregiudizi e riservarci un piccolo spazio 'al femminile' dove poter dar libero sfogo alla nostra arte.

mercoledì 21 luglio 2010

Sarebbe uno dei più grandi fraintendimenti della storia

Tornavo da un breve viaggio nelle Marche e, mentre tentavo invano di assopirmi spiccicata contro il finestrino dell'auto, una voce alla radio coglie la mia attenzione. Si sta parlando di Genesi: chiedo a mio padre quando mai avesse iniziato ad ascoltare radio Maria, e invece scopro che, oltre a non essere il canale suddetto, il discorso risulta assai interessante. L'esperto in questione, di cui purtroppo non sono riuscita ad annotare il nome, spiegava il complesso significato di una delle frasi più celebri riguardanti la creazione dell'uomo: "E dio creò l'uomo a sua immagine...lo creò maschio e femmina". Anzitutto l'esperto in testi antichi ha chiarito come l'espressione 'a sua immagine', soprattutto nella versione originale, possa fuorviare dall'interpretazione più comune e significare che l'uomo sia stato creato con una sua propria immagine, distinta da quella di Dio. Questa immagine, come risulterebbe dall'espressione 'lo creò maschio e femmina', prenderebbe la forma di un androgino, ovvero di un essere in principio perfetto, di entrambi i sessi: questo secondo quanto emergerebbe dal primo capitolo della Genesi. E' nel secondo capitolo che poi, come è risaputo, secondo l'univoca interpretazione che vi è sempre stata fatta, la donna sarebbe stata creata dalla costola di Adamo: interpretazione che nel corso dei secoli, assieme all'episodio della mela, ha sempre contribuito a nutrire l'immagine della donna come asservita rispetto all'uomo, essendo non solo prima peccatrice ma anche creazione di 'secondo piano' , nata sostanzialmente per fare da compagna e per sfornare figli. Eppure l'esperto spiegava che potrebbe esserci stato un gravissimo errore di traduzione, fatto che nella storia della filologia è più frequente di quanto si possa pensare: infatti il termine 'Tzela', che è sempre stato tradotto come 'costola', ha un altro e più probabile significato. Esso infatti sarebbe più correttamente traducibile come 'lato', 'parte'. Il che si concilierebbe perfettamente con quanto detto prima: Dio avrebbe creato dapprima l'uomo, e l'avrebbe poi diviso in due parti, secondo i due sessi che lo costituivano: maschio e femmina. Questo significherebbe che la donna non sarebbe stata affatto creata dall'uomo, ma semplicemente separata dal suo lato, e uomo e donna sarebbero nati nello stesso istante, senza alcuna differenza. Inutile dire che se questa è l'interpretazione corretta ( e l'esperto, credente, propendeva proprio per questa), secoli di ingiustizie si riempirebbero di maggiore contraddizione. In primis perchè si è sempre fatto riferimento all'immagine di peccatrice per giustificare la presunta natura luciferina della donna, quando da questo punto di vista la Bibbia non ha alcun fondamento storico; ma soprattuto in secundis perchè ci si sarebbe sempre appellati a una traduzione erronea, ovvero a una nozione che nemmeno il testo sacro stesso avrebbe mai significato.
Una doppia fregatura.



Eli

Lettori fissi